Nell’ambito delle arti decorative, i primi approcci al nuovo stile furono all’insegna del tema floreale, non senza contaminazioni rinascimentali e barocche. Uno dei primi artisti a mostrare interesse per le tendenze provenienti dall’estero fu Augusto Sezanne (1856-1935), che già nel 1893 decorò la casa di “Canton dei fiori” a Bologna con fregi e altri elementi ispirati al mondo vegetale. Nel 1898 partecipò alla fondazione della società Aemilia Ars, dedicandosi, oltre che alla decorazione di interni, alla realizzazione di vetri e stoffe dipinte. Tra i promotori del rinnovamento artistico italiano figura anche Giorgio Ceragioli (1861-1947), pittore e illustratore, che realizzò disegni per arazzi, stoffe, gioielli, argenti, vasi e mobili in un raffinato stile floreale in cui non è difficile leggere l’influenza francese. Elaborati ed eleganti tralci cominciarono a “fiorire” anche sulle inferriate e sulle balaustre dei nuovi edifici. Il più importante artista del ferro battuto fu Alessandro Mazzucotelli (1865-1938) che, lavorando in tutta Italia, contribuì notevolmente alla diffusione del nuovo stile.
Un settore particolarmente vivace e recettivo fu quello dell’arte della ceramica. Un grande fermento percorse tutte le più importanti manifatture, che cercarono di rinnovare la loro produzione secondo i dettami delle nuove tendenze. Le forme si fecero più sinuose ed eleganti e nei disegni aumentarono i motivi di fiori e figure femminili. I risultati furono disuguali, alcune manifatture, come quelle di Laveno puntarono sulla quantità e sulla commercializzazione degli oggetti, curando meno l’aspetto artistico, mentre, ad esempio, la ditta Richard-Ginori, sotto la direzione artistica dello stesso Giulio Richard, raggiunse standard di qualità molto elevati. Tra gli artisti di maggior rilievo ricordiamo Domenico Baccarini (1882-1907) che riuscì a rinnovare la secolare tradizione della ceramica faentina, creando terrecotte invetriate in cui sinuose forme femminili si alternano a paffute figure di bimbi. Importante fu anche l’apporto di Giovanni Prini (1877-1958) che lavorò a lungo a Roma e in Toscana e realizzò figure soprattutto legate al mondo della famiglia e dell’infanzia.
Ma l’esponente più importante del Liberty italiano fu, senza dubbio, il fiorentino Galileo Chini (1873-1956). Nel 1896 fondò una sua piccola fabbrica “L’Arte della Ceramica” dove produsse vasi dalle forme nuove decorati con temi fantastici tratti dal mondo animale e vegetale, sperimentando la tecnica dei lustri metallici. Lasciata la prima fabbrica, fondò nel 1907 le “Fornaci S. Lorenzo” insieme al cugino Chino Chini. Continuò la sperimentazione su tecniche e materiali per la lavorazione della ceramica, tra cui quella a incrostazioni d’oro, e cominciò a produrre anche vetrate. Chini curò inoltre la decorazione degli interni di numerosi edifici pubblici e privati, realizzando mosaici ed affreschi, come, ad esempio, quelli delle Terme Berzieri di Salsomaggiore.
Personalità notevoli animarono anche il settore dell’arredamento. L’architetto Ernesto Basile (1857-1932) strinse con la ditta di arredamenti Golia-Ducrot di Palermo un lungo sodalizio. Creò mobili, con la collaborazione di Antonio Ugo, caratterizzati da applicazioni in bronzo dalle forme femminili o fitomorfiche. La bottega veneta di Vicenzo Cadorin (1854-1925) e dei figli non esitò a proporre mobili ispirati alle nuove tendenze. Piccole figure fantastiche costituiscono gli elementi portanti dei suoi tavolini e piccoli mobili in legno. A Milano si distinse l’ebanista Eugenio Quarti e l’eccentrica opera di Carlo Bugatti (1855-1940). Bugatti fu un artista estremamente originale, per i suoi mobili trasse ispirazioni dall’oriente e dal mondo africano, che si cominciava a conoscere attraverso l’esperienza coloniale. Fece uso di materiali inconsueti, come la pergamena e il rame e creò forme insolite in cui ricorre il motivo del disco e della ruota. I risultati sono mobili eclettici e stravaganti in cui l’aspetto funzionale è messo in secondo piano.
In un secondo momento, accanto al gusto floreale, si fece avanti, in modo sempre più consistente, l’influenza della Secessione viennese. La rivista “La Casa, estetica decoro e governo dell’abitazione moderna” (Roma, 1908-11) accolse con entusiasmo il gusto secessionista. Sulle sue pagine vennero presentati progetti per l’arredamento di spazi pubblici e privati in cui gli elementi caratterizzanti erano la semplicità, la luminosità e gli ornamenti lineari o schematizzati. Il gruppo dei fondatori era costituito, tra gli altri, da Umberto Bottazzi, Duilio Cambellotti e Vittorio Grassi. Umberto Bottazzi (1865-1932), oltre alla progettazione di ambienti, realizzò anche vetrate artistiche e disegni per ceramiche realizzati dalla Richard-Ginori. Duilio Cambellotti (1876-1960) disegnò e creò ambienti ed oggetti in cui il motivo decorativo è strettamente legato alla funzionalità dell’oggetto. Vittorio Grassi (1878-1958) accostò il gusto per le linee semplici all’uso non artefatto dei materiali, per i quali non utilizzava verniciature e tinteggiature.
Il centro più importante per l’arte del vetro fu Venezia, in cui lavorò Teodoro Wolf Ferrari (1878-1945) che, cominciò a sperimentare nuove tecniche per interpretare forme e decori di ispirazione secessionista. La sua opera influenzò in modo decisivo Vittorio Zecchin (1878-1947) che, attraverso la tecnica “a murrine” e all’uso di smalti policromi, creò vetri dai colori e dalle atmosfere klimtiane. Infine tra le donne protagoniste di questa stagione artistica ricordiamo Emilia Zampetti-Nava (1883-1970) che trasformò il gusto secessionista in tende, stoffe, cuscini, coperte e paralumi.
Itinerario Liberty - Planning and Realization - Stefano Pelosi - www.stefanopelosi.it